13.05.2017
 4 minuti

Cos’è la riserva di carica?

di René Herold
A.-Lange-&-Söhne-Lange-31-2-1

Chi si interessa di orologi ha sicuramente già sentito parlare di “riserva di carica” o “riserva di marcia”. In realtà molti appassionati di orologi hanno solo una vaga idea del significato di questo termine. Eppure gli effetti della riserva di marcia sono molto concreti nella vita quotidiana di chi indossa orologi. Scopriamo insieme di cosa si tratta.

Tudor North Flag
Tudor North Flag

Cosa significa esattamente riserva di carica?

Per funzionare, gli orologi hanno bisogno di energia. Quest’energia viene immagazzinata e gradualmente trasmessa al movimento. Negli orologi meccanici da polso e da tasca, questo compito spetta normalmente alla molla di carica, ovvero la striscia metallica avvolta a spirale che si trova nel cosiddetto bariletto. La molla viene messa in tensione tramite la corona e quindi alimentata di energia cinetica. Più la molla è carica, maggiore è l’energia immagazzinata. Altre fonti energetiche di un orologio possono essere la pila di un orologio al quarzo o i pesi di un orologio a pendolo.

La riserva di carica è il lasso di tempo che passa dal momento in cui il dispositivo di accumulo dell’energia è stato completamente caricato a quando l’ha rilasciata completamente, senza essere stato nuovamente alimentato. In altre parole: la riserva di carica è il tempo che passa dal momento in cui la molla è in massima tensione fino al momento in cui l’orologio si ferma. Per misurarla è importante che gli orologi a carica manuale non vengano mossi durante questo periodo, perché in caso contrario il rotore di carica fornirebbe nuovamente energia alla molla a ogni movimento. Lo stesso vale per gli orologi al quarzo alimentati ad energia solare. Per misurare la riserva di carica di un orologio di questo tipo, non si devono esporre le celle solari al sole. In caso contrario la pila rimarrebbe sempre in carica.

Per chi indossa l’orologio la riserva di marcia è molto importante, perché evita di dover ricaricare costantemente l’orologio. Se non viene indossato durante il fine settimana, ad esempio, il segnatempo continua tranquillamente a funzionare quando torna al polso.

Quanta autonomia serve in un orologio?

Negli orologi meccanici la riserva di marcia standard è compresa tra le 38 e le 42 ore. Tuttavia, negli anni molti produttori hanno puntato sempre di più ad aumentare questi valori. Il calibro Co-Axial Master Chronometer di Omega supera ormai le 50 ore, i movimenti attuali di Rolex arrivano addirittura a 70 ore. A chi non dovesse bastare: il Panerai Radiomir Otto Giorni offre l’autonomia già indicata nel suo nome. L’Hublot Big Bang MP-11 si spinge ancora più in là, visto che la sua riserva di marcia arriva a due settimane. Il campione indiscusso in questa disciplina è tuttavia l’A. Lange & Söhne Lange 31, che deve essere ricaricato solo una volta ogni 31 giorni.

A. Lange & Söhne Lange 31
Il re della riserva di carica: l’A. Lange & Söhne Lange 31.

Come è possibile ottenere queste prestazioni? Per gli ultimi tre esempi citati, le manifatture hanno deciso di dotare il movimento di diversi bariletti: il Panerai e il Lange 31 ne hanno due, mentre l’MP-11 vanta addirittura sette bariletti montati in serie. Il funzionamento è piuttosto semplice: quando l’energia della prima molla sta per terminare, si aziona la seconda molla completamente carica e così via. Aumentare la riserva di marcia in questo modo ha tuttavia anche dei lati negativi. Le molle di carica, infatti, non rilasciano l’energia in modo uniforme: più la molla è scarica e meno energia trasmette al movimento, compromettendo così la precisione dell’orologio. I bariletti montati in serie moltiplicano questo effetto, visto che ogni molla ha molta forza all’inizio e poca forza verso la fine.

Rolex ha un approccio diverso. La manifattura ginevrina ottiene una riserva di carica più elevata migliorando l’efficienza dei suoi calibri. Lo scappamento Chronergy di Rolex vanta un rendimento particolarmente elevato, riducendo molto la frizione. Gli orologi di questo tipo consumano meno energia. Inoltre, la maison ha migliorato la molla di carica realizzandola in un materiale ancora più sottile. La molla è quindi più lunga e capace di immagazzinare ancora più energia.

Gli orologi con indicazione della riserva di marcia

In orologeria, l’indicazione della riserva di carica fa parte delle piccole complicazioni. Il suo compito è quello di indicare quanta energia è rimasta nel movimento. È un po’ la versione meccanica dell’indicazione della batteria residua che troviamo su smartphone, tablet, ecc.

Intorno all’anno 1800, Abraham-Louis Breguet fu il primo ad aggiungere una simile indicazione nei suoi orologi. Più tardi, questa complicazione divenne parte integrante dei cronometri di bordo delle navi, che non dovevano assolutamente fermarsi.

Con l’avvento dei calibri automatici agli inizi degli anni ’30, l’indicazione della riserva di carica iniziò a diffondersi anche negli orologi da polso. I clienti non si fidavano ancora della carica automatica, motivo per cui le manifatture aggiunsero l’indicazione come una sorta di rassicurazione. La prima marca che adottò l’indicazione della riserva di carica fu Jaeger-LeCoultre nel 1948.

Hamilton Jazzmaster Power Reserve Auto mit Gangreserveanzeige
L’Hamilton Jazzmaster Power Reserve Auto con indicazione della riserva di carica.

Ormai questa complicazione è diventata una rarità. Alcuni esempi celebri sono l’A. Lange & Söhne Zeitwerk, l’IWC Big Pilot o l’Hamilton Jazzmaster Power Reserve Auto. L’indicazione stessa è solitamente collocata in un sottoquadrante decentrato con lancetta autonoma, che spesso ricorda la riserva di carburante sul cruscotto di un’auto. Negli orologi al quarzo l’approccio è diverso e il più delle volte questi segnatempo non presentano un’indicazione dedicata. In questo caso è la lancetta dei secondi a segnalare l’imminente fine del ciclo di vita della pila. Se la batteria raggiunge un livello critico, la lancetta dei secondi inizia a saltare a scatti di due secondi.

Conclusioni

La riserva di carica è molto pratica per chi indossa l’orologio. Più è elevata e meno spesso è necessario rifornire di energia il segnatempo, ovvero caricarlo. I modelli che dispongono di molta autonomia, tuttavia, hanno spesso lo svantaggio di essere meno precisi. Il nostro consiglio è puntare su orologi con un livello di autonomia nella media, ovvero con una riserva di marcia tra le 40 e le 80 ore.


Sull'autore

René Herold

Mi chiamo René Herold e ho scoperto Chrono24 rispondendo ad un annuncio di lavoro. Per la verità, prima di lavorare da Chrono24 gli orologi non rientravano tra i …

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