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Capolavori di alta tecnologia: le complicazioni di Audemars Piguet

di Tim Breining
9 luglio 2024
5 minuti
Audemars-Piguet-2-1

Capolavori di alta tecnologia: le complicazioni di Audemars Piguet

Ancor più che per Patek Philippe, il successo commerciale di Audemars Piguet è legato soprattutto a un determinato modello che ha dato vita all’omonima collezione: il Royal Oak. Mentre la concorrenza ginevrina può contare, oltre al Nautilus, anche su altri cavalli di battaglia (seppur meno ferrati), Audemars Piguet sembra non riuscire ad affrancarsi dal Royal Oak posizionandosi nel mercato con dress watch di successo. Indipendentemente dal fatto che il brand ne abbia bisogno o meno, la messa fuori produzione della referenza 15202ST in acciaio inox e il lancio della collezione CODE 11.59 rivelano che la maison sta sicuramente puntando a diversificare il suo catalogo. Le stime prevedono che nel 2025 la collezione CODE 11.59 arriverà a rappresentare il 20% del fatturato dell’azienda. La proposta di Audemars Piguet va ben oltre i modelli sportivi a tre lancette, come dimostra la straordinaria serie di orologi altamente sofisticati realizzati negli ultimi anni.

L’Ultra-Complication Universelle RD#4: il fiore all’occhiello della serie RD

Sia Patek Philippe che Vacheron Constantin, le altre due storiche aziende della cosiddetta “santissima trinità” dell’orologeria svizzera, vantano diversi modelli nella top 10 degli orologi meccanici più complicati. Vacheron Constantin, in particolare, sembra voler battere ripetutamente il record del maggior numero di complicazioni in un’unica cassa, indipendentemente dalla dimensioni risultanti. Dal canto suo, Audemars Piguet sembra decisa a non voler entrare in questa competizione, dove al momento l’asticella è fissata a 63 complicazioni. Tuttavia, questo non vuol dire che la manifattura voglia rinunciare a incorporare un alto livello di complessità in un orologio da polso. Ne è un perfetto esempio l’RD#4 Ultra-Complication dotato di 40 funzioni diverse, di cui 23 complicazioni.

L'Audemars Piguet Ultra-Complication Universelle RD#4.
L’Audemars Piguet Ultra-Complication Universelle RD#4.

Alla luce dei meccanismi integrati al suo interno, l’RD#4 è ideale per scoprire le complicazioni più interessanti sviluppate da Audemars Piguet in tempi recenti. L’RD#4, infatti, riprende nel suo movimento le innovazioni essenziali dei tre modelli precedenti di questa serie (RD#1, RD#2 e RD#3) concentrandoli in un’unica cassa. A stupire non è la quantità o l’elenco delle varie funzioni e complicazioni bensì gli originali e innovativi sistemi messi a punto per realizzare alcune di queste complicazioni. Grazie all’architettura modulare e stratificata, studiata dagli ingegneri della marca, il movimento dell’RD#4 risulta straordinariamente sottile per complicazioni di questo tipo, con uno spessore di appena 8,8 mm. Vediamo quali sono dal punto di vista tecnologico le migliori funzioni e complicazioni che Audemars Piguet ha integrato nel calibro 1000 dell’RD#4 e quanto ha beneficiato del lavoro preliminare svolto dai suoi predecessori della serie RD.

Le complicazioni con suoneria del Supersonnerie RD#1

Partiamo dalle complicazioni con suoneria basate sulle collaudate e brevettate tecnologie del Supersonnerie, presentate per la prima volta nel 2015 con l’RD#1 e sviluppate in collaborazione con la Scuola politecnica federale di Losanna (EPFL). L’innovazione più importante apportata da questo concept watch è stato il fissaggio dei timbri del meccanismo di suoneria a una membrana di metallo, al posto del solito montaggio sulla cassa o sul fondello. In combinazione con una camera di risonanza creata con un secondo coperchio esterno dotato di diverse fessure si ottiene un suono particolarmente potente. Successivamente la tecnologia Supersonnerie ha trovato spazio anche nella collezione Code 11.59 e naturalmente non poteva mancare nell’Ultra-Complication RD#4, dove è stata inserita in forma modificata.

Il Royal Oak Concept Supersonnerie RD#1.
Il Royal Oak Concept Supersonnerie RD#1.

Il coperchio esterno del fondello dell’RD#4, oltre a fungere da cassa di risonanza, può essere aperto per ammirare il movimento. Ciò è possibile, a sua volta, grazie alla membrana realizzata in vetro zaffiro all’interno di un anello di metallo in cui è fissato il timbro.

Un’architettura compatta nel meccanismo del cronografo

All’apertura del fondello si scopre uno stratagemma di design molto particolare che contribuisce anche allo spessore complessivo ridotto e alla riduzione al minimo dei livelli del movimento: al centro gli intenditori riconosceranno subito un meccanismo rattrapante. Ad essere sensazionale non è solo il meccanismo in sé, ma anche la sua collocazione all’interno del cuscinetto a sfera sovradimensionato del rotore automatico. Dato che la massa del rotore in disposizione interna non dà un grande apporto in termini di energia di carica, il rotore è il meccanismo rattrapante sono su un unico livello, anziché su più piani separati, in modo da dimezzare o almeno ridurre notevolmente lo spessore complessivo. Il meccanismo del cronografo non presenta l’innesto verticale tanto amato dagli appassionati perché il calibro 1000, dal diametro di 34,3 mm, offre tutto lo spazio necessario per ospitare la maggior parte dei componenti su un unico livello anziché disporli in verticale. Audemars Piguet adotta una strategia analoga anche con i due bariletti alloggiati su un unico piano del movimento: il più grande assicura una rispettabile autonomia di 64 ore, mentre il secondo fornisce energia alla suoneria. Gli altri livelli del movimento fino al quadrante non si vedono. In effetti, gli ingranaggi e le leve del cronografo si trovano sotto il piano del rotore e del meccanismo rattrappante, seguiti dal movimento di base vero e proprio. Al livello del quadrante, insieme alle complicazioni del calendario perpetuo, delle fasi lunari e al tourbillon volante, sono alloggiati anche i componenti della grande e piccola suoneria, che rimangono però completamente nascosti.

Il calendario perpetuo del Royal Oak RD#2 e una struttura compatta delle fasi lunari

Le raffinatezze tecniche del calendario perpetuo si basano anche in questo caso su quelle già introdotte in precedenza da un modello RD esistente: l’RD#2. L’innovazione principale sta nella concezione bidimensionale dei ruotismi, programmati per codificare meccanicamente le lunghezze dei mesi su un unico livello. I calendari perpetui dall’architettura tradizionale richiedono uno spessore maggiore. Inoltre, il calendario perpetuo del calibro 1000 è dotato di numerosi meccanismi di sicurezza e regolazioni rapide e teoricamente richiede una regolazione solo dopo 400 anni.

Il Royal Oak Calendario Perpetuo Extra-Piatto.
Il Royal Oak Calendario Perpetuo Extra-Piatto.

Nato come RD#2, il Royal Oak Perpetual Calendar Extra-Piatto è poi entrato a far parte della collezione “convenzionale” di Audemars Piguet. Nonostante la carica automatica e il modulo del calendario, il suo calibro 5133 è incredibilmente sottile: appena 2,89 mm. Con lo storico calibro base 2120 basato su un Jaeger-LeCoultre dallo spessore di 2,45 mm resta mezzo millimetro per il modulo calendario, tolleranze comprese. È evidente che nell’RD#4 la marca ha fatto ricorso a questa architettura brevettata per ridurre al minimo l’altezza complessiva. Riuscire a integrare in un unico quadrante tutte le complicazioni citate è già una bella sfida. In particolare, Audemars Piguet ha studiato qualcosa di davvero speciale per fare spazio alle fasi lunari nonostante il tourbillon volante e le indicazioni del calendario e dell’ora. L’innovativo sistema brevettato sfrutta due dischi concentrici, ciascuno dei quali mostra una metà della luna (o la sua assenza). Questa versione compatta delle fasi lunari non si muove in modo continuo, ma transita discretamente attraverso dieci immagini della luna.

Il principio della transizione delle fasi lunari dell'RD#4.
Il principio della transizione delle fasi lunari dell’RD#4. Fonte: brevetto USA US12007719B2.

Il tourbillon volante dell’RD#3

Il tourbillon volante, così chiamato perché sostenuto su un solo lato, trae ispirazione dall’ultimo capolavoro della serie RD realizzato in-house dalla marca: l’RD#3. Tra gli altri elementi ripresi dall’RD#4 troviamo anche l’azionamento della gabbia del tourbillon dall’asse orizzontale cosa che contribuisce inaspettatamente a ridurre l’altezza complessiva, come già dimostrato dal calibro ultrapiatto 2968 da 3,4 mm dell’RD#3.

L'Audemars Piguet Royal Oak Flying Tourbillon Extra-Piatto RD#3.
L’Audemars Piguet Royal Oak Flying Tourbillon Extra-Piatto RD#3.

Con un diametro di 42 mm e uno spessore di 15,55 mm, l’RD#4 mantiene dimensioni accettabili, decisamente più piccole rispetto a quelle di numerosi orologi altamente complicati proposti dalla concorrenza. Questo si deve, da un lato, a meccanismi di ultima generazione poco ingombranti e dall’altro, ai risultati ottenuti con i precedenti modelli RD. L’RD#4 può essere considerato a ragione il fiore all’occhiello degli esperti di complicazioni della nuova manifattura di Les Saignoles, che fino a qualche anno fa era ancora conosciuta come Audemars Piguet Renaud & Papi. Al GPHG 2023, questo traguardo è stato premiato con l’Aiguille d’Or, il principale riconoscimento assegnato durante la cerimonia.

L'Audemars Piguet Ultra-Complication Universelle RD#4 nella versione con quadrante scheletrato.
L’Audemars Piguet Ultra-Complication Universelle RD#4 nella versione con quadrante scheletrato.

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Sull'autore

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Ho cominciato ad interessarmi di orologi più o meno nel 2014, durante i miei studi di ingegneria. Con il tempo, la curiosità iniziale si è trasformata in passione. Dato …

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