03/27/2023
 6 minuti

La magia degli orologi automatici ultrasottili

di Jorg Weppelink
Audemars-Piguet-Royal-Oak-5402BA-2-1

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Oggi quando si acquista un nuovo orologio meccanico, generalmente si tratta di un modello automatico. Negli anni ’50 e ’60, invece, la scelta tra un movimento a carica manuale o a carica automatica era ancora molto rilevante. Tutto questo è stato stravolto negli anni ’70 dall’avvento del quarzo. Da quel momento in poi, la domanda non ha riguardato più il tipo di carica, e dunque la scelta tra manuale ed automatica, bensì solo tra orologi al quarzo e meccanici, sempre ammesso che la domanda si ponesse. Come molti sanno, la crisi del quarzo ha innescato un enorme cambiamento nell’industria orologiera e questo è andato a scapito dei segnatempo meccanici, sia a carica manuale che automatica.

Ma sapevate che in questo periodo incerto per l’orologeria meccanica, alcune marche sono riuscite comunque a conseguire incredibili successi a livello tecnologico? Uno di questi è il frutto della costante ricerca per realizzare gli orologi automatici più sottili. Se vi state chiedendo come funzionano esattamente i segnatempo automatici vi consiglio di leggere l’ottimo articolo “Cos’è un orologio automatico e come funziona?”, in cui l’autore Tim Breining illustra il principio alla base di questi orologi. In sintesi, essi si ricaricano grazie al movimento naturale del braccio di chi lo indossa. Nell’arco della giornata, il rotore oscilla ad ogni movimento del polso caricando così la molla motrice.

The rotor and the movement of the wrist is what keeps an automatic watch running.
Gli orologi automatici devono il loro funzionamento autonomo al rotore e al movimento del braccio.

Il rotore è senza dubbio un elemento essenziale di qualsiasi calibro automatico ma è anche quell’elemento che ha bisogno di spazio per oscillare seguendo i movimenti del polso. I rotori degli orologi di lusso solitamente sono realizzati usando materiali quali il tungsteno, l’oro o il platino in modo da essere sufficientemente pesanti da muoversi e caricare l’orologio. Il rotore, o massa oscillante, è quindi un componente fondamentale nello sviluppo di orologi più sottili. In altre parole, è molto più semplice creare segnatempo piatti a carica manuale perché questi ultimi non hanno un rotore e di conseguenza non devono lasciargli spazio nella cassa.

Da chi è stato sviluppato il movimento automatico più sottile?

Tuttavia, questo non ha scoraggiato le manifatture dal cercare di sviluppare orologi automatici il più sottili possibile. Davanti a una sfida tecnica le maison orologiere sono sempre pronte a raccoglierla. Nel corso degli anni, alcune si sono specializzate nella produzione di orologi ultrasottili. Storicamente, Jaeger-LeCoultre, Vacheron Constantin e Audemars Piguet si sono date battaglia nella creazione di segnatempo ultrapiatti fin dall’inizio del XX secolo. A loro si è unita a partire degli anni ’50 anche Piaget. Con l’avvento della crisi del quarzo, tuttavia, la concorrenza si è estesa anche a questo tipo di orologi. Nel 1979, la manifattura svizzera Concord ha lanciato il Concord Delirium, dallo spessore di appena 1,98 mm. Questo movimento è stato una delle principali fonti di ispirazione dell’innovativo concetto di orologio degli Swatch introdotti nel 1983, il cui design utilizzava il fondello della cassa come piastra principale su cui montare il movimento.

Durante la supremazia del quarzo, alcune marche hanno deciso di impegnarsi nello sviluppo di un sofisticato movimento meccanico ultrasottile. Jaeger-LeCoultre ha progettato quello che poi sarebbe diventato il leggendario calibro JLC 920 e che nel 1967 è stato impiegato da Audemars Piguet, Vacheron Constantin e Patek Philippe. JLC ha consegnato a queste tre marche il movimento grezzo, che ognuna ha modificato e decorato secondo le proprie esigenze. Ed è stato proprio questo a rendere la cosa interessante.

L’Audemars Piguet Royal Oak 5402 animato dal calibro 2121, basato sul JLC 920.

Il calibro JLC 920 era il calibro automatico con rotore montato al centro più sottile al mondo ma Jaeger-LeCoultre non lo ha mai montato sui propri orologi. È da questo movimento di base che Audemars Piguet ha creato il suo calibro 2120, che batteva nel primo Royal Oak ref. 5402 del 1972, mentre Patek Philippe lo ha impiegato per il calibro 28-255 del primo Nautilus del 1976 e Vacheron Constantin per il movimento 1120, che ha animato il leggendario 222 del 1977.

Un calibro all’avanguardia: il calibro 920 di Jaeger-LeCoultre

Ebbene sì, questo calibro rivoluzionario ha animato tre vere icone orologiere sportive e moderne che hanno dato vita a un nuovo design orologiero, la cui prima scintilla è nata dal Royal Oak di Gérald Genta. Per far funzionare questi segnatempo di lusso e realizzare la visione di Genta di un orologio sportivo automatico moderno e non troppo spesso, era necessario un movimento automatico affidabile e ultrasottile. Proprio per questo, il calibro 920 (o 2120 nell’universo di Audemars Piguet) ha rappresentato la risposta perfetta. Il movimento misurava solo 2,45 mm di spessore e utilizzava un rotore pieno in oro. Oltre a essere una meraviglia della tecnica, il movimento era anche bello da vedere in azione. L’architettura rivoluzionaria è splendida proprio come le finiture di ciascuna delle tre marche, per quanto in realtà i fondelli trasparenti non fossero comuni a quei tempi. Poter ammirare questo calibro all’opera nei modelli che ne erano dotati e vedere il suo grande rotore oscillare sulla guida in berillio era e rimane un vero piacere per gli occhi.

Il calibro JLC 920 ha detenuto per anni il primato di movimento automatico a rotore pieno più sottile. Ma allora come si è riusciti a crearne uno ancora più piatto? Come probabilmente immaginate, la risposta sta proprio nel rotore. Generalmente il rotore di un orologio deve essere montato sopra il movimento base e pertanto va ad aumentare lo spessore dell’orologio. Tuttavia, esistono altre opzioni come quella di integrare il rotore nella struttura del movimento. In questo caso si tratta però di un microrotore. Inventato negli anni ’50, il microrotore è alla base della soluzione studiata da Piaget per il suo calibro 12P all’avanguardia del 1960, dallo spessore di soli 2,3 mm di altezza, ossia 0,15 mm più sottile del JLC 920. Potrebbe non sembrare molto, ma in orologeria sicuramente lo è. Piaget utilizza ancora oggi i microrotori nei suoi calibri ultrasottili.

Bulgari e la sua linea Octo Finissimo

La stessa tecnica è stata impiegata anche da Bulgari per la sua pluripremiata linea di orologi Octo Finissimo. Questa serie è nata nel 2014 con l’Octo Finissimo Tourbillon, dotato del primo tourbillon a carica manuale più sottile mai realizzato, a cui è seguito poi l’Octo Finissimo Minute Repeater, in cui batteva il movimento a ripetizione minuti a carica manuale più sottile in assoluto. I primati sono continuati anche nel 2017 con il Bvlgari Octo Finissimo Automatic con un nuovo movimento da record. Questo modello aveva uno spessore di soli 5,15 mm e ospitava al suo interno il calibro BLV 138 di soli 2,23 mm di spessore con microrotore in platino. Nello stesso anno, tuttavia, il record dell’orologio automatico più sottile è stato poi battuto da Piaget con il suo Altiplano Ultimate Automatic di 4,30 mm.

The Bvlgari Octo Finissimo ref. 102105
The Bvlgari Octo Finissimo ref. 102105

Nel 2018, a solo un anno di distanza, Bulgari è riuscita però a riprendersi lo scettro con il lancio dell’Octo Finissimo Tourbillon Automatic, che è diventato sia l’orologio automatico più sottile mai realizzato che l’orologio con tourbillon più sottile in assoluto. A differenza dei precedenti modelli da record di questa collezione, questo segnatempo non ha un microrotore bensì funziona grazie a un cosiddetto rotore periferico, ossia un anello molto sottile che ruota lungo il perimetro del movimento. L’integrazione del rotore all’esterno del calibro ha consentito di realizzare calibri ancora più sottili. Sebbene i primi tentativi di rotori periferici risalgano già agli anni ’50, la prima versione moderna è stata presentata nel 2009 da Carl F. Bucherer con il calibro CFB A1000. Da allora, il rotore periferico è stata fonte di ispirazione per maison come Bulgari, Vacheron Constantin, Breguet e Audemars Piguet che hanno scelto di sviluppare movimenti con questo tipo di tecnologia.

Dal rotore centrale al microrotore fino al rotore periferico, tutte queste innovazioni ci dimostrano che la ricerca in campo orologiero non si ferma mai e la creazione di orologi ultrasottili non accenna a rallentare. Proprio l’anno scorso, Bulgari ha presentato l’Octo Finissimo Ultra a carica manuale: si tratta dell’orologio meccanico più sottile di sempre. A questo è seguito poco dopo il Richard Mille RM UP-01 a carica manuale, che è l’attuale detentore del titolo. Sono convinto che nei prossimi anni vedremo orologi automatici ancora più sottili, perché alla fine l’obiettivo non è solo quello di battere dei record, ma anche di dimostrare quanto sia magico il mondo degli orologi meccanici.


Sull'autore

Jorg Weppelink

Ciao, sono Jorg e scrivo articoli per Chrono24 dal 2016. La mia collaborazione con Chrono24 è però iniziata prima, dato che ho cominciato ad appassionarmi di orologi …

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