È con le complicazioni, ovvero le funzioni aggiuntive di un orologio oltre alla semplice indicazione dell’orario, che le manifatture si distinguono dalla concorrenza sia a livello qualitativo che creativo. Le complicazioni possono essere semplici, in gergo “piccole complicazioni” (es. il secondo fuso orario), o estremamente complesse, le cosiddette “grandi complicazioni” (es. il calendario perpetuo).
Le complicazioni si possono classificare anche in base all’utilità, o alla sua totale assenza. Esistono infatti alcuni meccanismi fini a sé stessi, che sono stati concepiti solo per far danzare delle figure su un quadrante, ma che non hanno alcuna apparente utilità. In netto contrasto, troviamo complicazioni ben più diffuse e funzionali come la riserva di carica, il fuso orario aggiuntivo o la funzione cronografo per cronometrare gli intervalli di tempo.
Nello spazio tra il semplice e il complesso, e tra il funzionale e il puramente poetico, spiccano alcuni curiosi rappresentanti della categoria. Per questo articolo, ne abbiamo selezionati tre.
Trovate maggiori informazioni sull’argomento complicazioni in questo articolo.
Il Parmigiani Ovale Pantographe: le lancette a pantografo
La nostra prima complicazione insolita risolve l’apparentemente problematica incompatibilità tra lancette e quadranti non rotondi. E se le lancette potessero allungarsi o rimpicciolirsi a seconda della loro posizione sul quadrante?
Uno storico orologio da tasca con un meccanismo simile, risalente a più di 200 anni fa, faceva parte della collezione della famiglia Sandoz, fondatrice della marca Parmigiani Fleurier. Il talentuoso restauratore Michel Parmigiani, da cui la manifattura prende il nome, fu incaricato di restaurare l’esemplare in questione nel 1997. Più tardi l’impresa lo ispirò a trasporre la stessa complicazione in un orologio da polso.
Le dimensioni degli orologi da tasca consentivano una disposizione molto più stabile delle componenti filigranate, una maggiore tolleranza di fabbricazione e un peso minore degli influssi esterni. La traduzione di una complicazione da un orologio da tasca a uno da polso richiede invece uno sforzo superiore alla semplice miniaturizzazione.
Forse è per questo che la realizzazione tecnica ha richiesto alcuni anni, culminati nel 2011 con il primo prototipo a cui hanno fatto seguito edizioni limitate e poi modelli prodotti in serie. Tutte le varianti presentano lancette scheletrate con montanti e piccoli rivetti, che secondo Parmigiani ricordano la struttura della Torre Eiffel.
Il segreto delle lancette a pantografo è custodito dal grosso cilindro d’acciaio al centro del quadrante. Il meccanismo non è evidente a un primo sguardo, ciononostante è possibile intuire come le lancette cambino la loro lunghezza. Il principio a forbice è lo stesso dei giochi per bambini o delle piattaforme elevatrici. Con la denominazione “pantographe”, Parmigiani fa riferimento al pantografo, uno strumento poco comune nella vita quotidiana che rimpicciolisce movimenti ampi, impiegato principalmente nel disegno tecnico manuale e nella meccanica di precisione.
Il meccanismo del Parmigiani Ovale Pantographe inverte il principio del pantografo, amplificando un movimento piccolo. In questo caso il movimento ampio è l’allungamento delle lancette, mentre il movimento piccolo è la ritrazione della base delle lancette nel cilindro al centro del quadrante.
Ogni lancetta dispone di una camma, che riproduce in miniatura la forma del quadrante. Queste camme non ruotano con il movimento delle lancette, ma dei perni alla base delle lancette rilevano la loro curvatura. La pressione sui perni porta la lancetta ad allungarsi o a ritrarsi. Quindi si può dire che le camme prevedono la lunghezza della lancetta in ogni momento.
Con la scomparsa del modello dal catalogo di Parmigiani, questa complicazione assai rara negli orologi da polso non si trova più sul mercato. Chissà se un giorno Parmigiani o qualche altra manifattura decideranno di riproporla in uno dei loro segnatempo. Personalmente ho i miei dubbi.
Il Ludovic Ballouard Upside Down: ore a testa in giù
Proseguiamo con un’altra complicazione orologiera fuori dall’ordinario che, nonostante la sua dubbia utilità, offre uno spettacolo davvero divertente che può essere ammirato dal fondello in vetro zaffiro. Ma prima due parole sull’orologio e sul suo inventore.
L’Upside Down è il modello di punta della marca Ludovic Ballouard, lanciato per la prima volta nel 2009 e ancora oggi presente nel catalogo della manifattura in diverse varianti. In realtà, la collezione consta solo di un altro esemplare, ma ciò non è di certo un segno di scarsa inventiva dell’omonimo creatore, l’orologiaio Ludovic Ballouard. Dopo aver passato buona parte della sua carriera al servizio delle manifatture orologiere, Franck Muller prima e F.P. Journe dopo (dove contribuì a realizzare la Sonnerie Souveraine), Ballouard si diede alla libera professione durante la crisi finanziaria del 2009.
L’idea dell’Upside Down prese rapidamente forma grazie al finanziamento dei futuri acquirenti. La scommessa ebbe successo e l’atelier di Balluard arrivò a contare sei dipendenti. Tuttavia, il fallimento di un progetto per la marca Harry Winston portò a degli sconvolgimenti e Ballouard dovette rifondare il suo atelier che ancora oggi produce l’Upside Down.
Come già accennato, il modello offre una delle complicazioni più bislacche del mondo dell’orologeria. A colpo d’occhio, l’Upside Down presenta due lancette, una centrale per i minuti e una decentrata per i secondi. Non c’è traccia della lancetta delle ore. Al posto degli indici troviamo dodici dischi ben distinti con numeri arabi a testa in giù. Solo uno dei numeri è dritto ed è quello che indica l’ora corrente.
L’attuazione tecnica di questa funzione apparentemente semplice richiede un grande sforzo. Uno sguardo al fondello a vista rivela subito un movimento alquanto insolito, che presenta sul bordo dodici croci di Malta in corrispondenza dei dischi delle ore. Proprio tra queste e il cuore del movimento si trova un anello in acciaio in cui si innesta una leva a molla che tocca il bordo del disco a forma di conchiglia al centro del movimento. Il disco a forma di conchiglia è collegato al calibro e compie ogni ora un giro completo che tramite la leva a molla attiva l’anello. L’anello a sua volta attiva due croci di Malta: il disco dell’ora precedente torna a testa in giù, mentre il disco corrispondente all’ora corrente assume la posizione giusta. Il giochetto prosegue in senso orario.
I secondi saltanti
La terza complicazione insolita di questa illustre lista è quella dei secondi saltanti, o dei secondi morti. Non è così rara come le precedenti, ma è davvero particolare perché è in grado di conferire a un orologio meccanico il caratteristico incedere della lancetta dei secondi degli orologi al quarzo.
Quando si inizia ad approfondire l’argomento degli orologi meccanici, si scopre abbastanza in fretta che questi si distinguono dagli orologi al quarzo per via del movimento della lancetta dei secondi: negli orologi meccanici, infatti, questa scivola sul quadrante, mentre negli orologi al quarzo ha un movimento saltante. Ma a volte l’apparenza inganna.
In linea di massima, non si può sbagliare a meno che l’orologio in questione non sia dotato della complicazione dei secondi saltanti. L’ironia del meccanismo è innegabile, se pensiamo che a fronte di un certo savoir-faire tecnico il risultato è che l’orologio può essere scambiato per un modello acquistabile al supermercato.
Dal punto di vista storico, i secondi saltanti hanno ovviamente il loro perché. Infatti, era così che funzionava la lancetta dei secondi degli orologi da parete. Gli orologi da tasca e da polso, invece, hanno una frequenza del bilanciere più alta che influisce sul numero di movimenti della lancetta in un secondo. Il meccanismo dei secondi saltanti divenne quindi necessario affinché la lancetta dei secondi degli orologi da polso e da tasca avesse lo stesso ritmo degli orologi da parete, a cui l’utenza si era ormai abituata. Quindi, da un punto di vista pratico, la complicazione ha senso, eppure non gode ancora di grande popolarità tra il grande pubblico – forse proprio a causa della più recente associazione con gli orologi al quarzo.
La funzione dei secondi saltanti può essere attuata in diversi modi. Il più semplice è sganciare la ruota dei secondi dal treno di ingranaggi. Al suo posto una ruota dentata munita di molla viene tenuta costantemente in tensione dal bariletto per poi essere rilasciata a intervalli regolari tramite una ruota a stella posta sulla ruota di scappamento. Il movimento avanza, ma la lancetta dei secondi si muove solo una volta al secondo. Modelli con questo sistema sono l’Habring2 di Erwin e il Geophysic True Second di Jaeger-LeCoultre.
Un’altra versione dei secondi saltanti, spesso presente negli orologi di alta gamma, può essere attuata in combinazione con i meccanismi a forza costante, che forniscono un flusso di energia continuo allo scappamento e al contempo arrestano il treno di ingranaggi a intervalli regolari. A seconda del modello, i secondi saltanti sono quindi parte integrante del movimento. Alcuni dei rappresentanti di tale categoria si trovano nel catalogo di F.P. Journe. Grönefeld offre un’ulteriore variante con due bariletti e treno di ingranaggi separato. I due modelli sono accomunati dall’alto livello di complessità e dal conseguente prezzo elevato.
Trovo molto divertente scoprire di tanto in tanto nuove complicazioni insolite, al di là delle solite funzioni GMT, delle riserve di carica e simili. Forse questo trio di complicazioni vi ha affascinati, divertiti o semplicemente confusi. Dal canto mio spero di aver destato il vostro interesse verso queste rarità meccaniche.