10/25/2018
 5 minuti

Orologi famosi con movimenti di fornitori esterni

di Tom Mulraney
Rolex Daytona 16520_2zu1

In der Rolex Daytona mit der Referenz 16520 wurde bis Ende der Neunziger ein Zenith-Werk verbaut.

Nel mondo degli orologi meccanici è diffusa la convinzione (falsa) che tutte le case orologiere producano da sé i propri movimenti. Per ovvie ragioni, le marche stesse non vogliono sfatare questo mito, che però non rispecchia la realtà. Spesso, infatti, vale l’esatto opposto: molte marche commissionano l’intera realizzazione dei propri movimenti a fornitori esterni, come Sellita e Vaucher; quelle che fanno parte di gruppi più grandi (ad es. il Gruppo Swatch o Richemont) possono avvalersi dei movimenti dei propri partner. A volte i calibri vengono modificati per soddisfare specifiche esigenze tecniche ed estetiche.

Le vere manifatture orologiere, ovvero le aziende integrate verticalmente ed in grado di creare i movimenti in totale autonomia, sono relativamente poche. Ci sono diversi buoni motivi che spiegano questa realtà, ma i più significativi sono i costi e l’abilità richiesti. Per questo a volte anche le marche più rinomate del settore ricorrono a movimenti di fornitori esterni. Ecco quattro esempi che vi sorprenderanno.

The Rolex Daytona 16520

È difficile credere che Rolex, icona moderna di integrazione verticale, abbia commissionato la produzione esterna di movimenti. Ma lo ha fatto, e non di raro. Il Rolex Cosmograph debuttò nel 1963, ricevendo nell’anno successivo il soprannome “Daytona”. All’epoca era animato dal calibro Valjoux 72, successivamente modificato da Rolex. Questo affidabile cronografo era rinomato per essere particolarmente resistente e fu usato per il Daytona fino al 1987. Il suo unico svantaggio era la carica manuale.

Negli anni ’80 la vita quotidiana era molto frenetica ed il tempo di caricare gli orologi troppo poco. La situazione era dunque favorevole per l’arrivo degli orologi al quarzo, che erano più economici e non necessitavano di carica o regolazione. Di conseguenza le vendite del Daytona cominciarono a calare. Rolex reagì presentando il Daytona 16520, con un movimento automatico basato sullo Zenith El Primero. A quei tempi, il mercato non offriva nessun altro movimento cronografo automatico all’altezza di quello di Rolex. Nonostante ciò, la marca ginevrina non smise di effettuare correzioni, dotandolo di un nuovo scappamento che migliorava il bilanciere a spirale libera e di una spirale Breguet che garantiva una precisione elevata. Inoltre, la frequenza di oscillazione venne ridotta a 28.800 alternanze all’ora. Una volta apportate tutte le modifiche, il calibro 4030 di Rolex presentava solo il 50% dei componenti originali di Zenith.

Audemars Piguet Royal Oak Extra-Thin 15202

Oggi tutti conoscono la storia dell’Audemars Piguet Royal Oak. La tradizione orologiera vuole che George Golay, direttore esecutivo di AP, abbia incaricato Gérald Genta di disegnare un orologio sportivo di lusso in acciaio inox. In una notte sola Genta riuscì a ideare quello che sarebbe diventato il Royal Oak. Considerato il primo vero orologio sportivo di lusso in acciaio, suscitò scalpore grazie ad un prezzo pari a quello di 10 Rolex Submariner. La bellezza estetica dell’orologio è uguagliata solamente dalla raffinatezza tecnica del movimento solo tempo, il calibro 2120. Il suo spessore di soli 3,05 mm fa sì che referenza 5042A risulti molto sottile.

Il suo successore moderno è il Royal Oak Extra-Thin 15202 animato dal calibro 2121, che si basa sul calibro originale 2120. Attualmente entrambi i movimenti usano come base il calibro 920 di Jaeger-LeCoultre. Presentato nel 1967, questo movimento ultrasottile non è stato mai impiegato in nessuno degli orologi di JLC. Tuttavia la sua fama è ben meritata: di questo calibro si avvalgono le marche della “Santissima Trinità” dell’alta orologeria, ovvero Patek Philippe, Vacheron Constantin ed ovviamente Audemars Piguet. Si tratta tuttora di uno dei più sottili movimenti automatici con un rotore centrale di dimensioni complete, che misura appena 2,45 mm nella sua versione di base (senza modulo della data). Audemars Piguet finì per acquistare la licenza da JLC. Attualmente queste due manifatture sono le uniche che producono ed utilizzano il calibro 2121.

Patek Philippe Ref. 5970

Se vi ha sorpreso scoprire che Rolex si avvale di movimenti di fornitori esterni, probabilmente vi sconvolgerà sapere che anche Patek Philippe fa lo stesso. L’azienda, rinomata per i suoi cronografi con calendario perpetuo, ha presentato il suo primo movimento cronografo di manifattura con calendario perpetuo solo nel 2011. Precedentemente Patek utilizzava movimenti basati sui calibri Lemania, poi modificati per dare vita a esemplari come il Patek Philippe ref. 5970. Disegnato dall’attuale amministratore delegato Thierry Stern e realizzato in una serie unica dal 2004 al 2011, il modello rientra tra i cronografi con calendario perpetuo di Patek prodotti per il minore arco di tempo.

Questo non significa che non abbia avuto successo, al contrario. Una volta che il movimento di manifattura è stato sviluppato, la ref. 5970 ha dovuto cedere il passo alla nuova ref. 5270. La ref. 5970 si basa sul Lemania 2310, proprio come le ref. 3970 e 5020. Ironia vuole che si tratti della stessa base utilizzata da Omega per il calibro 321, di cui parleremo in seguito. Alla luce di ciò, bisogna dire che il livello di complessità degli orologi cambia significativamente. Naturalmente Patek Philippe ha modificato sostanzialmente il movimento di base prima di montare su di esso il modulo del calendario perpetuo. Il movimento di base di produzione esterna non ha impedito a questo modello di diventare un ambito pezzo da collezione, le cui versioni in oro giallo sono le più desiderate per via della loro rarità.

Omega Speedmaster CK2915

Omega Speedmaster CK 2915
Omega Speedmaster CK 2915Foto: FratelloWatches

Prima di diventare il “Moonwatch”, l’Omega Speedmaster era uno strumento di nicchia ideato per scienziati, ingegneri e chiunque necessitasse di misurare il tempo con una precisione al secondo. Parliamo degli anni ’50, quando la maggior parte delle persone indossava unicamente orologi da completo solo tempo. Il 1957 vide il debutto del primo Speedmaster, che era animato dal calibro 321. Come già menzionato, anche questo calibro aveva come base il leggendario movimento cronografo Lemania 2310. Ma in questo caso la storia è più interessante.

Nel 1940, Lemania ed Omega unirono le forze per produrre un cronografo di 27 mm con un registro delle 12 ore. Il progetto, noto come “27 CHROC12”, durò due anni e culminò nel 1942 con il lancio del Lemania 2310, noto anche come calibro Omega 321. Questo movimento a carica manuale era dotato di una ruota a colonne con un bilanciere a vite che oscillava alla frequenza di 18.000 A/h e di un ponte con l’inconfondibile forma a forcella. Prima di essere sostituito dal calibro 821 nel 1969, esso venne utilizzato in differenti versioni dello Speedmaster, incluso il “Moonwatch” originale.

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Sull'autore

Tom Mulraney

Sono cresciuto in Australia, dove negli anni '80 e '90 la comunità degli appassionati di orologi non era molto ampia. Nella città in cui vivevo esisteva un solo …

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